Alle 19:02 ora italiana, il Centro di controllo a Houston autorizza l'equipaggio di Apollo 11 ad inserirsi in orbita lunare. "Ci vediamo dall'altra parte", commenta laconico Armstrong.
Alle 19:13 italiane, il complesso spaziale composto dal Modulo di Comando e Servizio (CSM) e dal Modulo Lunare (LM) scompare dietro la Luna, interrompendo il collegamento radio con le stazioni sulla Terra. Sul lato opposto del satellite, a noi perennemente non visibile se non nelle foto inviate dalle sonde e dai primi uomini a sorvolarla, avviene la delicata manovra di inserimento nell'orbita lunare.
Il potente motore del Modulo di Servizio viene acceso per sei minuti e 2 secondi, consentendo all'astronave, partita tre giorni prima dalla rampa di lancio di Cape Kennedy, di immettersi in un'orbita provvisoriamente ellittica con un apocinzio di 314 km e un pericinzio di 112 km.
Alle 19:46, i minuti del silenzio radio, parsi interminabili, finalmente cessano: l'astronave riappare da dietro la Luna e negli altoparlanti della sala di controllo risuona con la solita calma la voce del comandante della missione: "Houston, tutto perfetto". Colpito poi dalla fantastica visione del paesaggio che scorre sotto i suoi occhi, l'uomo designato ad essere il primo a toccarla fisicamente, aggiunge entusiasta: "Stiamo ora sorvolando il punto di atterraggio prescelto ed è esattamente come nelle fotografie scattate da Apollo 10, ma vedere la nostra pista di atterraggio dal vero è un'altra cosa; c'è la differenza fra assistere a una partita di football allo stadio e vederla in televisione".
In questa raffigurazione artistica, l'entrata in orbita lunare del complesso spaziale Apollo 11.
Alle ore 23:41 ora italiana, il motore principale dell'Apollo viene di nuovo riacceso per stabilizzare il complesso spaziale in orbita circolare con apocinzio di 122 km e pericinzio di 112 km.
Ora i tre astronauti di Apollo 11 hanno come ancorato il loro straordinario "vascello cosmico" al porto della Luna, terzi nella ancor giovane storia dell'astronautica, dopo Apollo 8 e Apollo 10. Ora non resta che la parte più difficile, affascinante e unica nella storia dell'umanità: la discesa con la "scialuppa", denominata "Aquila", in un puntino prescelto nel Mare della Tranquillità.