2014/07/30
1969/07/30: Un pasto in quarantena
Foto S69-40306: Aldrin, Collins e Armstrong consumano un pasto nella Crew Reception Area (zona di accoglienza equipaggi) del Lunar Receiving Laboratory nell’Edificio 37 del Manned Spacecraft Center a Houston, mentre proseguono i loro debriefing (resoconti) post-volo. Verranno rilasciati dalla quarantena l’11 agosto 1969.
2014/07/29
1969/07/29: Diffuse le prime foto scattate sulla Luna da Apollo 11
Oggi la NASA ha rilasciato le prime foto scattate dagli astronauti di Apollo 11 sulla superficie lunare e la ripresa cinematografia in 16 mm della discesa verso la Luna. Fra le prime immagini rilasciate c’è questa di Neil Armstrong, scattata all’interno del Modulo Lunare dopo aver completato l’escursione sulla Luna e prima di decollare.
Fonte: Chasing the Moon.
Fonte: Chasing the Moon.
2014/07/27
1969/07/27: Il debriefing durante la quarantena
L’equipaggio di Apollo 11 arriva a Houston, restando inizialmente confinato nell’unità di quarantena mobile: l’unità viene poi portata al Lunar Receiving Laboratory, dove gli astronauti trascorreranno il resto del loro periodo di isolamento in ambienti più confortevoli e spaziosi (fonte: Chasing the Moon).
Foto a colori di una sessione di debriefing (registrazione dei
resoconti di missione), effettuata con un
magnetofono Geloso G681. Di spalle, con la polo rossa, c’è Deke Slayton (identificabile anche grazie
al riflesso presente nelle foto successive qui sotto). Foto NASA S69-40216, 27 luglio 1969 (Apollo Flight Journal).
Il magnetofono in questione (foto tratta da
Wikipedia/Museoscienza.org,
CC BY-SA 4.0.
Altre due foto dell’equipaggio di Apollo 11 durante il
debriefing del 27 luglio 1969, mentre sono ancora in quarantena. Nel
riflesso sul vetro si scorge Deke Slayton (fonte:
Michael Collins su Twitter).
2014/07/26
1969/07/26: La rivista Panorama sulla grande impresa lunare
Il settimanale "Panorama" e l'ampio servizio all'interno dedicato all'impresa di Apollo 11 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
1969/07/26: Il settimanale "L'EUROPEO"
La copertina del settimanale "L'EUROPEO" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
La prima pagina dell'inserto speciale del settimanale "L'EUROPEO" dedicato allo storico primo allunaggio umano sulla Luna (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
2014/07/25
1969/07/25: Le prime pagine dei quotidiani sulla felice conclusione dello straordinario viaggio di Apollo 11
La prima pagina de "Il Tempo" di venerdì 25 luglio 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
La prima pagina del quotidiano "Avvenire" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
La prima pagina de "Il Corriere della Sera" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
La prima pagina de "Il Resto del Carlino" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
2014/07/24
1969/07/24 (18:50 IT): Audio e video dell’ammaraggio e dell’incontro con il presidente Nixon
Dopo circa cinque minuti di audio del Controllo Missione che traccia il rientro della capsula Apollo 11, le immagini cinematografiche mostrano il veicolo già ammarato, il suo raddrizzamento spontaneo e il recupero degli astronauti da parte dei sommozzatori.
A 11:38 inizia la copertura televisiva a colori dell’accoglienza del presidente Nixon ai tre astronauti, rinchiusi nel modulo di quarantena mobile, che chiacchierano molto allegramente con il presidente e con l’astronauta Frank Borman. A 18:40 gli astronauti e tutti i presenti si raccolgono in una preghiera di ringraziamento.
1969/07/24 195:18:18 GET (18:50:18 IT): Ammaraggio
A 2385 km dalla Terra, Columbia sgancia il modulo di servizio, mentre viaggia a 34.260 km/h. In Italia sono le 18:22 del 24 luglio 1969.
Tredici minuti dopo, alle 18:35, le ultime parole di Aldrin prima del blackout radio: “See you later”, “Ci vediamo dopo”. Apollo 11 frena usando la resistenza aerodinamica dell’atmosfera. La sua velocità viene convertita in calore, che non incenerisce la capsula, protetta dallo scudo termico, ma produce intorno al veicolo una cortina d’aria ionizzata che blocca i segnali radio.
Passano sei minuti di silenzio prima che, alle 18:41, uno degli aerei da ricognizione avvisti Apollo 11, ma non c'è ancora il contatto radio. Ne passano altri tre prima che il comandante della missione Neil Armstrong risponda alle chiamate via radio. La frenata termica è superata: si ode un bang sonico, percepito a bordo della portaerei Hornet che attende di recuperare gli astronauti.
Alle 18:47 viene confermata l'apertura di tutti e tre i paracadute.
Alle 18:50 la capsula Apollo ammara, sia pure sottosopra, con la punta in giù: gli astronauti sono appesi alle proprie cuccette, legati dalle cinture. I galleggianti gonfiabili, predisposti per quest'evenienza, ci mettono 8-10 minuti a raddrizzare la capsula. Gli elicotteri raggiungono Apollo 11.
Gli uomini rana si tuffano dai velivoli e installano un galleggiante intorno alla capsula raddrizzata. Collins dice via radio: “Stiamo bene tutti e tre, fate con comodo”.
Un sub indossa una tuta anticontaminazione biologica, apre il portello e butta dentro tre tute analoghe: precauzione contro ipotetici batteri lunari.
I tre astronauti in tuta anticontaminazione escono dalla capsula ed entrano nel canotto accanto al veicolo che li ha portati fino alla Luna.
Sollevati uno a uno all'elicottero con un verricello, vengono portati a bordo della Hornet.
Da lì vengono isolati in una speciale cabina di quarantena, dove resteranno fino al 10 agosto.
Parlano con il presidente Nixon.
Finito il cerimoniale, inizia la lunga attesa in isolamento.
Tredici minuti dopo, alle 18:35, le ultime parole di Aldrin prima del blackout radio: “See you later”, “Ci vediamo dopo”. Apollo 11 frena usando la resistenza aerodinamica dell’atmosfera. La sua velocità viene convertita in calore, che non incenerisce la capsula, protetta dallo scudo termico, ma produce intorno al veicolo una cortina d’aria ionizzata che blocca i segnali radio.
Vista del modulo di comando da un aereo ricognitore. |
Disintegrazione del modulo di servizio. |
Vista dall'interno della cabina di Apollo 11. |
Passano sei minuti di silenzio prima che, alle 18:41, uno degli aerei da ricognizione avvisti Apollo 11, ma non c'è ancora il contatto radio. Ne passano altri tre prima che il comandante della missione Neil Armstrong risponda alle chiamate via radio. La frenata termica è superata: si ode un bang sonico, percepito a bordo della portaerei Hornet che attende di recuperare gli astronauti.
Alle 18:47 viene confermata l'apertura di tutti e tre i paracadute.
Fonte: Uss-hornet.org. |
Alle 18:50 la capsula Apollo ammara, sia pure sottosopra, con la punta in giù: gli astronauti sono appesi alle proprie cuccette, legati dalle cinture. I galleggianti gonfiabili, predisposti per quest'evenienza, ci mettono 8-10 minuti a raddrizzare la capsula. Gli elicotteri raggiungono Apollo 11.
Gli uomini rana si tuffano dai velivoli e installano un galleggiante intorno alla capsula raddrizzata. Collins dice via radio: “Stiamo bene tutti e tre, fate con comodo”.
Un sub indossa una tuta anticontaminazione biologica, apre il portello e butta dentro tre tute analoghe: precauzione contro ipotetici batteri lunari.
I tre astronauti in tuta anticontaminazione escono dalla capsula ed entrano nel canotto accanto al veicolo che li ha portati fino alla Luna.
Sollevati uno a uno all'elicottero con un verricello, vengono portati a bordo della Hornet.
Da lì vengono isolati in una speciale cabina di quarantena, dove resteranno fino al 10 agosto.
Parlano con il presidente Nixon.
Finito il cerimoniale, inizia la lunga attesa in isolamento.
1969/07/24: il giorno del rientro su "La Stampa" e "Il Resto del Carlino"
La prima e la seconda pagina del quotidiano "La Stampa" uscita nelle edicole giovedì 24 luglio 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
La prima pagina de "Il Resto del Carlino" (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
Nella programmazione televisiva di giovedì 24 luglio 1969, capeggia sul programma nazionale e alla televisione svizzera il ritorno sulla Terra dei tre astronauti di Apollo 11 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).
1969/07/24 177:32 GET (1:04 IT): Trasmissione TV da 170.000 km
Collins: Questo nostro viaggio sulla Luna può esservi sembrato semplice o facile. Vorrei assicurarvi che non è stato così. Il razzo Saturn V che ci ha messo in orbita è una macchina incredibilmente complicata, ciascun pezzo della quale ha funzionato senza errori. Questo computer sopra la mia testa ha un dizionario di 38.000 parole, ciascuna scelta molto attentamente per avere il massimo valore per noi, l'equipaggio. Questo commutatore che ho in mano adesso ha oltre 300 altri esemplari analoghi soltanto nel Modulo di Comando, quest'unico modello di commutatore. Inoltre c'è una miriade di interruttori, leve, aste, e altri comandi associati. Il motore SPS, il nostro grande motore a razzo in coda al nostro Modulo di Servizio, deve aver funzionato impeccabilmente, altrimenti saremmo rimasti naufraghi in orbita lunare. I paracadute sopra la mia testa devono funzionare impeccabilmente domani, altrimenti precipiteremo nell'oceano. Abbiamo sempre avuto fiducia del fatto che tutti questi apparati funzioneranno, e funzioneranno correttamente, e continuiamo ad avere fiducia che lo faranno per il resto del volo. Tutto questo è possibile soltanto grazie al sangue, al sudore e alle lacrime di tante persone. Prima di tutto, i lavoratori americani che hanno assemblato questi pezzi di macchinario in fabbrica. In secondo luogo, il lavoro meticoloso svolto dalle varie squadre di collaudo durante l'assemblaggio e l'ulteriore collaudo dopo l'assemblaggio. E infine le persone al Manned Spacecraft Center, nella direzione, nella pianificazione del volo e, ultimi ma non minori, nell'addestramento dell'equipaggio. Quest'operazione è un po' come il periscopio di un sottomarino. Voi vedete solo noi tre, ma sotto la superficie ci sono migliaia e migliaia di altri, e a tutte queste persone vorrei dire grazie di cuore.
Aldrin: Buonasera. Vorrei parlare con voi di alcuni degli aspetti più simbolici del volo della nostra missione, Apollo 11. Discutendo degli eventi avvenuti negli ultimi due o tre giorni qui, a bordo della nostra nave spaziale, siamo giunti alla conclusione che si è trattato di ben più di tre uomini in un viaggio sulla Luna. Più degli sforzi di una squadra composta da un governo e dall'industria. Più, persino, degli sforzi di una singola nazione. Sentiamo che questo sia un simbolo della curiosità insaziabile di tutta l'umanità di esplorare l'ignoto. Le parole di Neil l'altro ieri nel porre piede per la prima volta sulla superficie della Luna, “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità”, credo che riassumano bene questi sentimenti. Abbiamo accettato la sfida di andare sulla Luna; l'accettazione di questa sfida era inevitabile. La relativa facilità con la quale abbiamo svolto la nostra missione è, credo, un tributo al tempismo di quell'accettazione. Oggi sento che siamo tutti particolarmente soddisfatti dei nomi che abbiamo scelto molto faticosamente per i nostri veicoli, Columbia e Eagle. Siamo particolarmente soddisfatti dell'emblema del nostro volo, che mostra l'aquila degli Stati Uniti che porta il simbolo universale della pace dalla Terra, dal pianeta Terra, alla Luna, quel simbolo essendo il ramoscello d'ulivo. È stata una scelta globale del nostro equipaggio depositare sulla Luna una copia di questo simbolo. Personalmente, nel riflettere sugli eventi degli ultimi giorni, mi viene in mente un versetto dei Salmi. “Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?”
Armstrong: La responsabilità di questo volo spetta per prima cosa alla storia e ai giganti della scienza che hanno preceduto questo sforzo. Poi spetta al popolo americano, che con la propria volontà ha indicato il proprio desiderio. Poi a quattro amministrazioni, e ai loro Congressi, per aver implementato quella volontà. E poi alle squadre delle agenzie e delle industrie che hanno costruito il nostro veicolo spaziale, il Saturn, il Columbia, l'Eagle, e il piccolo EMU: la tuta spaziale e lo zaino che è stato la nostra piccola astronave là fuori sulla superficie lunare. Vorremmo fare un ringraziamento speciale a tutti gli americani che hanno costruito quei veicoli spaziali, che hanno effettuato la fabbricazione, la progettazione, i collaudi, e in questi lavori hanno messo il proprio cuore e tutti i loro talenti. A queste persone, stasera, diamo un grazie speciale, e a tutte le altre persone che ascoltano e guardano stasera, Dio vi benedica. Buona notte da Apollo 11.
La trascrizione originale in inglese è disponibile presso l’Apollo Flight Journal.
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