2014/04/26

1969/04: Intervista di “Oggi” a Neil Armstrong


 (dalla collezione personale di Gianluca Atti)


Intervista esclusiva con l'uomo scelto per sbarcare per primo sul nostro satellite

Metterò piede sulla Luna e ne porterò a casa un pezzo

L’astronauta americano Neil Armstrong spiega qui le principali operazioni che costituiscono l'obiettivo finale della missione Apollo 11 - "Appena sceso dalla scaletta del ragno lunare dovrò raccogliere polvere e rocce selenitiche" - "Resterò solo per quaranta minuti, poi sarò raggiunto del mio compagno di viaggio, Edwin Aldrin: insieme faremo alcuni esperimenti scientifici" - "Prima di ripartire lasceremo sulla Luna un sismografo in grado di funzionare per un anno"

Intervista di Gino Gullace

Houston (Stati Uniti), aprile

Il primo uomo che, nel prossimo luglio, toccherà con i piedi la Luna, si chiama Neil Armstrong: la scelta è stata annunciata ufficialmente dal direttore generale del progetto Apollo. Armstrong, comandante della missione Apollo 11, aprirà la porta del cosiddetto modulo lunare, scenderà una scaletta e si fermerà sulla superficie del nostro satellite; quaranta minuti dopo di lui scenderà anche Edwin Aldrin, il suo compagno di viaggio. Nei quaranta minuti di intervallo, Aldrin rimarrà nel modulo lunare manovrandolo fino a trovare la posizione adatta per la partenza.


Armstrong, può dirmi come è avvenuta la scelta del primo uomo che dovrà scendere sulla Luna?

La scelta non è certamente basata su un desiderio individuale. Essa è dunque caduta sulla persona le cui attitudini sono ritenute le più adatte per ottenere il massimo risultato di efficienza durante la missione.


Quali saranno, in ordine di importanza, i lavori che lei e Aldrin dovrete svolgere appena giunti sulla Luna?

C'è una precisa graduatoria dei lavori che dovrò fare una volta arrivato lassù. Per primo, scatterò parecchie fotografie del punto di allunaggio visto dal modulo lunare. Poi riempirò un piccolo recipiente di materiale selenitico, che raccoglierò appena sceso, accanto alla scaletta. Successivamente valuterò alle condizioni di movimento consentitemi dallo scafandro lunare in un ambiente dove, come è noto, la forza di gravità è un sesto di quella della Terra. La quarta cosa che dovrò fare sarà di scattare altre fotografie della zona di allunaggio vista dalla superficie lunare. Poi dovrò cominciare a mettere in posizione gli strumenti elettronici per gli esperimenti, allontanandomi di quindici metri dal "ragno", cioè dal modulo lunare. La sesta cosa, in ordine di importanza, è l'ispezione dell'esterno del ragno: essa consiste nel girare intorno all'apparecchio fotografandone la base. Poi prenderò dei campioni di pietra lunare che si trova nelle immediate vicinanze. Infine metterò in posizione l'equipaggiamento per gli esperimenti scientifici, che sono tre. Fatto questo bisognerà che io e Aldrin ci muoviamo in coppia per raccogliere altri campioni di materiale lunare e fotografarli.


Quale sarà esattamente il punto di allunaggio?

Il punto più probabile, in relazione alla data della partenza, sarà quello rilevato come posto numero uno dalla missione condotta dall'Apollo 8. Le fotografie che noi abbiamo viste e che sono state così bene descritte dall'equipaggio dell'Apollo 8, raffigurano quello che molto probabilmente sarà il posto dove scenderemo. Come lei sa, abbiamo cinque zone per la discesa; la zona che una volta era chiamata 2P2 è ora chiamata zona di allunaggio numero 1.


Quale è stata la reazione di sua moglie, quando ha saputo che lei era stato scelto per la missione dell'Apollo 11?

Mia moglie mi ha chiesto se questa era la cosa che io desideravo fare. Ho risposto che su ciò non c'era alcun dubbio. E lei ha detto: "Bene, allora ciò rende felice anche me".


Quali sono, secondo lei, le maggiori difficoltà della missione?

È difficile dirlo da qui. Potrebbe non funzionare qualcosa e noi resteremmo lassù, per esempio. Certamente incontreremo uno dei momenti di maggior tensione quando dovremo far funzionare i razzi per il volo di ritorno. Noi siamo sicuri che tutto l'equipaggiamento e l'attrezzatura funzioneranno secondo le previsioni; ma siccome abbiamo avuto dei problemi nei voli precedenti, riconosco che, sebbene tutto sembri perfetto, si possono sempre verificare dei guasti. Perciò una buona parte del nostro allenamento consiste nell'addestrarci  a ripararli e a essere in grado di controllare qualsiasi tipo di situazione.


Rispetto alla prima versione il vostro modulo lunare è molto diverso?

Certo, sono state effettuate molte trasformazioni. Ogni modulo lunare e lievemente diverso dall'altro. Il modulo numero 5, cioè quello che andrà sulla Luna, è di peso inferiore ai precedenti ed ha subito varie modifiche agli impianti elettrici.


Qualcuno dice che incontrerete difficoltà nella deambulazione; altri sostengono, al contrario, che sulla Luna sarete liberi di muovervi molto più che sulla Terra. Poiché voi siete stati nei simulatori, che cosa ne pensate? Vi muoverete come ci si muove in Terra o saltellando?

Io credo che il servizio più importante che noi possiamo rendere scendendo sulla superficie lunare sarà appunto di rispondere alla domanda che lei a posto. Se alla domanda risponderemo in modo adeguato, ciò servirà immensamente gli astronauti delle prossime missioni per una migliore distribuzione del tempo disponibile.


Nell’equipaggiamento che porterete sulla Luna, ci sarà un sismografo che lascerete sulla crosta del nostro satellite. Quale sarà la sua funzione? Trasmetterà dati alla Terra?

Il sismografo potrà funzionare per un anno ed è costruito in modo da mantenersi caldo anche durante le notti lunari. Trasmetterà dati che aumenteranno le nostre conoscenze in vista delle missioni future.


Poiché noi sappiamo già come volare in orbita intorno alla Luna, da un punto di vista pratico ed economico perché credete che sia necessario scendere sulla superficie lunare?

Sarei presuntuoso se dicessi che io posso rispondere a questa domanda meglio degli scienziati e dei tecnici. Certamente abbiamo visto le fotografie del Surveyor, dell'Apollo, le abbiamo studiate, abbiamo notato pietre, rocce, striature. Ma per conoscere le cose, credo, è meglio essere lì, presenti, poterle toccare, portarle a casa, nei nostri laboratori. Meglio averle sott'occhio che essere costretti a studiarle da lontano.


Quanto grande è il punto in cui allunerete?  E quale interesse presenta dal punto di vista scientifico?


La zona su cui alluneremo ha un'area di parecchi chilometri quadrati ed è geologicamente molto interessante perché presenta una grande varietà di caratteristiche di origine meteorica e vulcanica.


Quale la fase più importante del volo? In che misura i voli precedenti sono stati importanti per il volo dell'Apollo 11?

Se dovessi citare le cose più importanti, direi che questi voli finora sono stati una dimostrazione del successo dei sistemi di propulsione sia per le partenze sia per gli arrivi.



I primi voli spaziali mi parevano cose da ragazzi

Abituato a sfidare la morte con l'aereo-razzo X-15, l'ingegner Neil Armstrong entrò nel gruppo degli astronauti solo quando i progetti scientifici divennero più ambiziosi -  La drammatica carambola nel cielo con la Gemini 8 -  "Certo: penso alla Luna, ma ho il dovere di non emozionarmi".

Corrispondenza di Gino Gullace

Houston (Stati Uniti), aprile

Fino a poche settimane fa si pensava che il primo a toccare il suolo lunare non sarebbe stato Neil Armstrong, ma Edwin "Buzz" Aldrin. La decisione di affidare l'incarico ad Armstrong, a quanto abbiamo saputo nel corso della nostra piccola inchiesta a Houston, è stata determinata da vari motivi. Il primo è che, essendo Armstrong il comandante di tutta la missione, pareva giusto che toccasse a lui l'onore di entrare nella storia come il primo uomo che è disceso sulla Luna; il secondo è che Aldrin è un colonnello dell'aviazione, mentre Armstrong è un civile; facendogli toccare per primo la Luna si riafferma in modo simbolico che gli intenti di programma spaziale americano sono scientifici e non militari. Gli astronauti, del resto, almeno in apparenza, non hanno le gelosie dei comuni mortali che brigano e intrigano per avere il posto più importante di una missione. Essi accettano con spirito sportivo le decisioni che vengono dall'alto.

"Questo", ha detto Armstrong, "è un grande onore per me. Ma mi sarei sentito onorato egualmente per qualsiasi altra missione. Ogni altro astronauta del progetto Apollo avrebbe potuto compiere egregiamente la missione che è stata affidata a me". Egli sa che è destinato ad avere un posto importante nella storia come comandante della navicella che dovrà far della Luna una testa di ponte per l'esplorazione dell'universo; ma si sente a disagio quando si parla di lui, della sua persona, e si affretta a precisare che il merito dell'impresa è collettivo, della gente che paga le tasse per realizzarla, dei tecnici, degli scienziati, degli organizzatori. Giulio Verne nel tratteggiare la figura di Michel Ardan, il personaggio fantascientifico che decide di andare sulla Luna nel proiettile in partenza dalla Florida, scrive che è "uno di quegli originali che il creatore inventa in un momento di estro, per poi spezzarne subito lo stampo".


IN VOLO COL PORTAFORTUNA

Neil Armstrong, l'uomo destinato a trasformare in realtà la fantascienza di Verne, è un tipo completamente opposto a Michel Ardan: un tipo modesto, serio, disciplinato, coscienzioso, che, come tutti gli altri astronauti, considera i viaggi nello spazio una missione più che un'avventura.

Armstrong è nato a Wapakoneta, una cittadina dell'Ohio, il 5 agosto 1930 e in questa cittadina ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza. Da ragazzo ebbe la passione per il volo e diventò un collezionista di "ricordi" dei primi trasvolatori. Ancora oggi tiene con sé queste reliquie come portafortuna. Nel 1966, quando, come astronauta, fu scelto per il volo della Gemini 8 che doveva realizzare per la prima volta l'appuntamento di due veicoli spaziali in orbita, portò con sé una scheggia di legno di un velivolo, chiamato New Orleans, che nel 1924 fece il giro del mondo; una carta topografica del campo di aviazione Bennett Field decorata con caricature dei più famosi piloti partiti da quel campo; e un vecchio orologio che gli era stato regalato da un altro pilota diventato uomo d'affari, il quale aveva tentato nel 1933 di fare da solo il giro del mondo (tentativo concluso in Alaska per un guasto al motore).

Finite le scuole, Armstrong diventò pilota e fu inviato nel Pacifico dove rimase dal 1949 al 1952. Durante la guerra di Corea prese parte a una ottantina di missioni, e fu decorato al valore. Si congedò dopo il conflitto e si iscrisse all'Università di Purdue dove, nel 1955, ottenne la laurea in ingegneria aeronautica. Nel 1956 sposò Janet Shearon, una giovane diplomata in economia domestica, dalla quale ha avuto due figli: Eric, che oggi ha 12 anni, e Mark, che ne ha sei. Dopo la laurea, Armstrong diventò collaudatore di aerei sperimentali presso la stazione dei voli ad alta velocità della base aerea Edwards, in California. Su un aereo sperimentale, il famoso X-15, superò i seimila chilometri orari di velocità e raggiunse i 70 mila metri di altezza. Avendo volato ben sette volte con questo aeroplano, Armstrong, giudicava dilettanteschi i primi progetti spaziali, come il Mercury. Nel 1962, tuttavia, decise di cimentarsi con l'astronautica poiché i programmi spaziali gli sembravano più ambiziosi e più promettenti.

Gli astronauti scelti quell'anno furono nove; di essi soltanto due, Armstrong e See, erano civili. Del gruppetto, Armstrong era il pilota che aveva la maggior esperienza: aveva infatti al suo attivo oltre 4000 ore di volo. I nove piloti fecero una festa nella casa di John Glenn: quella sera parlarono della Luna e del viaggio alla Luna. Il giorno dopo, Amstrong, sistematosi ormai a Houston, lanciò un progetto di studio da condurre insieme con la moglie e i suoi figli: lo studio della superficie lunare su fotografie e illustrazioni.

Janet Armstrong è una donna fatalista. La sua principale occupazione è di tenere la casa in ordine e badare ai figli. Come moglie di un pilota che collaudava aerei, si abituò a vederlo partire per imprese che erano rischiose e a vederlo sempre ritornare. Ancora oggi, con questo allenamento psicologico, ha una fede incrollabile nel suo ritorno, dovunque egli vada, qualunque impresa rischiosa affronti. Questa fede, invece che scossa, fu addirittura rinforzata dall'episodio del marzo 1966, mese in cui la signora Janet trascorse le ore più drammatiche della sua vita. Il 16 marzo Neil Armstrong e David Scott furono lanciati in orbita da Cape Kennedy nella missione Gemini 8 che aveva lo scopo di realizzare il primo appuntamento spaziale con un satellite Agena. Il volo sarebbe dovuto durare tre giorni, durante i quali Scott sarebbe dovuto uscire dalla capsula e fare una passeggiata nel vuoto della durata di due ore e mezzo.

LA PREGHIERA DI JANET

A Cape Kennedy quel giorno c'erano anche i genitori di Armstrong che volevano assistere alla partenza del figlio. Pochi giorni prima il signor Stephen Armstrong aveva chiesto al figlio Neil se, per caso, non avesse paura e si era sentito rispondere: "Papà, ho volato in ottanta missioni di guerra in Corea e mi sparavano da tutte le parti. Adesso qui non c'è nessuno che punti le mitragliatrici contro di me. Lo spazio è libero". C'erano comunque altri pericoli, e ben presto il volo si trasformò in un dramma. Per le prime sette ore le operazioni si svolsero secondo quanto era previsto. Armstrong e Scott raggiunsero l'Agena con la capsula Gemini eseguendo una manovra perfetta: soddisfatti del successo, spensero le luci in cabina con l'intenzione di addormentarsi per qualche ora. Ma all'improvviso, a 185 miglia di altezza sull'Oceano Indiano, i due veicoli attaccati cominciarono a girare come una trottola. Le rotazioni durarono tre minuti, cessarono per altri quattro e ricominciarono di nuovo, vertiginosamente. Armstrong manovrò in modo da staccare la Gemini dall'Agena; ma la Gemini continuò a ruotare su se stessa al ritmo di un giro al secondo. Il dottor Berry, il medico della Nasa, seguiva con grande ansietà tutta la vicenda: dai suoi strumenti risultava che il cuore di Armstrong e Scott aveva 150 pulsazioni al minuto: i due uomini stavano raggiungendo il limite della resistenza fisiologica.

Janet Armstrong quel giorno non era andata a Cape Kennedy per veder partire il marito: era rimasta in casa per fare le pulizie. Subito dopo il lancio tutto sembrava così normale che le stazioni televisive erano passate alla trasmissione dei programmi regolari. Uno di questi era di fantascienza e aveva il titolo Perduti nello spazio. Successivamente si ebbero le notizie dell'incidente della Gemini. Janet lasciò la casa e si recò nella chiesa più vicina per pregare. Quando rientrò ebbe la buona notizia: suo marito era riuscito ad accendere un razzo, a dare una certa stabilità al suo veicolo e stava tornando sulla Terra. Da lì a poco il veicolo si tuffò nel Pacifico.

L'incidente era stato prodotto da un corto circuito che aveva fatto partire il razzo sbagliato. Ma con questa impresa Armstrong e Scott avevano dimostrato delle qualità eccezionali in un momento di dramma: il loro autocontrollo li aveva aiutati a frenare la capsula e ritornare sani e salvi in terra.


IL VERDE PRATO L'ASPETTA

Armstrong finora ha fatto almeno venti viaggi fino alla Luna, nel simulatore. Ma, memore dell'esperienza passata, sa che un simulatore è sempre soltanto un simulatore. "Non c'è alcun modo", egli dice, "di riprodurre interamente una missione lunare. Nonostante i calcoli e le prove fatte in anticipo, essa è sempre un viaggio nell'ignoto, solo il viaggio vero costituirà la prima prova. Nei primi tempi del programma Mercury si sapeva poco dello spazio, e gli astronauti venivano addestrati per i primi voli orbitali con esercizi che, come si è rivelato poi, erano inutili. Noi abbiamo dei simulatori che chiamerei perfetti: essi riproducono perfino i suoni e gli odori che si incontrano in un viaggio sulla Luna. I geologi, ad esempio, hanno creato un panorama lunare è che ci è ormai familiare come il nostro cortile. Non dovremmo essere sorpresi di ritrovarlo sulla Luna, con le stesse caratteristiche. Ma ci sono cose che non possono essere veramente riprodotte. Ad esempio, la forza di gravitazione. Essa è un sesto di quella della Terra e un astronauta può facilmente fare un salto di sei metri. Ma deve ricordare che la massa del suo corpo è sempre la stessa e che urtando contro una roccia lunare si farebbe lo stesso male che si fa in terra urtando alla medesima velocità. I movimenti delle manovre sono stati tanto ripetuti che ormai sono diventati routine, ma bisogna tener presente, ad esempio, che la manovra di un appuntamento tra veicoli è come quella che fa il capitano di una nave il quale deve entrare in un porto nel cuore della notte e ha a sua disposizione solo pochi litri di benzina".

Quando gli è stata comunicata la notizia che era stato prescelto per scendere per primo sulla Luna, Armstrong non si è affrettato a correre al telefono per comunicarlo a sua moglie. Glielo ha detto la sera, quando è ritornato a casa. La signora Janet lo ha guardato negli occhi e gli ha chiesto: "Sei sicuro che il tuo più vivo desiderio sia questo?". Armstrong ha risposto: "Sì, sono sicuro. Ne discutiamo ormai da tanto tempo". "E allora", ha aggiunto la moglie, "anch'io sono felice".

Gli Armstrong abitano nel quartiere di El Lago, a Houston. Davanti alla loro casa c'è un prato verde, che fa un fortissimo contrasto con la grigia zona dell'allunaggio. "Non posso dire di non essere emozionato, di non pensare al viaggio", spiega Armstrong, "non posso dire che il pensiero di sbarcare sulla Luna non sia il pensiero predominante in me, ma non posso permettermi il lusso di avere troppe emozioni per l'impresa. Bisogna pensare al successo e per questo bisogna avere la mente fredda".

Gino Gullace

2014/04/16

1969/04/16: Sarà Armstrong il primo a camminare sulla Luna

Dalla collezione personale
di Gianluca Atti.
Dopo gli annunci dei giorni scorsi, nei quali sembrava ormai certo che il primo a scendere sulla superficie lunare sarebbe stato Edwin Aldrin, la NASA annuncia un cambiamento di programma, riportato come segue da La Stampa del 16 aprile 1969:

Sarà Neil Armstrong il primo uomo sulla Luna

Houston, 15 aprile

Secondo un funzionario della Nasa, il primo uomo a mettere piede sulla Luna sarà, con la missione «Apollo-11» del prossimo luglio, Neil Armstrong.

L’astronauta valuterà la possibilità di camminare sulla Luna, dove non c’è aria e la gravità è un sesto di quella terrestre, dopo di che sarà raggiunto dal collega Edwin Aldrin. I due raccoglieranno campioni di rocce lunari e predisporranno apparecchiature scientifiche. Nessuno si allontanerà più di 15-30 metri dal modulo di atterraggio lunare. La permanenza sulla Luna durerà due ore e 40 minuti.
(A.P.)

2014/04/06

1969/04/06: “Epoca” parla di Aldrin come primo uomo che camminerà sulla Luna

Il settimanale Epoca del 6 aprile 1969 presenta un’intervista di William J. Cromie agli astronauti di Apollo 11, nella quale Buzz Aldrin è ancora considerato quello che per primo metterà piede sul suolo lunare.

La didascalia della foto di Armstrong nella prima pagina dice (evidenziazione aggiunta): “Neil Armstrong, di 39 anni, è il comandante della missione Apollo 11. Subito dopo il suo compagno Aldrin, sbarcherà sulla Luna. Armstrong è un civile, ha una preparazione universitaria in ingegneria spaziale e in astrofisica, è stato collaudatore di aerei sperimentali. È già stato nello spazio al comando della Gemini 8, con la quale realizzo il primo “appuntamento” tra due veicoli cosmici”.

Armstrong stesso dice che “ormai è quasi certo che il primo ad uscire sarà Aldrin.”

Inoltre Cromie chiede esplicitamente ad Aldrin “Che cosa prova ad essere stato scelto come il primo uomo che metterà piede sulla Luna?e ne ottiene una risposta che, con il senno di poi, è particolarmente interessante. 

Le scansioni sono tratte dalla collezione personale di Gianluca Atti.



ESCLUSIVO - SIAMO GLI UOMINI DELLA LUNA

Il giornalista americano William Cromie ha intervistato per i nostri lettori i due astronauti che per primi metteranno piede sulla Luna. Neil Armstrong, il comandante di Apollo 11, e Edwin Aldrin, il pilota del LEM, raccontano i particolari della loro lunghissima preparazione fisica e psicologica alla grande avventura.

Armstrong, il comandante: ho piena fiducia nel comportamento del Ragno

A che punto siete con l’Apollo 11? Avete portato a termine tutto il programma di addestramento?

Stiamo mettendo a punto nei dettagli il piano di attuazione del volo e stiamo facendo il massimo sforzo per affrontare tutti i particolari di esso con ciò che è stato fatto per l’Apollo 8, 9 e 10, in modo da trarre la massima utilità possibile da queste esperienze. La riuscita dell’Apollo 9 rappresenta un gran passo avanti verso gli obiettivi che ci prefiggiamo. È molto importante per noi che quel volo sia stato realizzato alla perfezione. Esso ci permette di simulare tutte le possibili condizion nelle quali dovrà attuarsi la nostra missione, condizioni che sono strettamente legate a quelle dell’Apollo 9 e dell’Apollo 10. Ora possiamo prendere le necessarie decisioni e stabilire le modalità e le tecniche da adottare.


Quando le hanno comunicato che sarebbe stato lei comandante dell’Apollo 11?

Non ricordo esattamente, ma credo tre o quattro giorni prima che lo abbia appreso lei. In realtà non mi hanno detto che sarei stato il comandante, ma che mi avrebbero proposto per questo incarico. Alla vigilia dell’annuncio ufficiale ho poi saputo che la proposta era stata approvata.


Che cosa provato? Sorpresa? Gioia?

Ho provato un grande piacere. Comunque sarai stato contento di partecipare a qualsiasi volo.


Le avrebbe fatto più piacere vincere un’automobile oppure essere prescelto come astronauta?

Le ripeto che sono stato molto contento, ma non direi esultante: la mia reazione sarebbe stata la stessa se si fosse trattato di un qualsiasi altro volo. Il nostro sarà indubbiamente il volo più interessante. Anche gli altri, beninteso, sono stati importanti, ma Apollo 11 lo sarà in modo particolare. D'altra parte, dipendeva dalla riuscita dell’Apollo 9 e dipenderà ancora più da quella di Apollo 10 se esso dovrà o meno diventare un altro dei voli orbitali. Comunque andranno le cose, io sarò, e debbo esserlo, ugualmente contento e svolgerò la mia missione con lo stesso impegno con cui ho accettato la responsabilità di comandare l’Apollo 11. Tutti noi ci auguriamo che questo volo ci porti sulla Luna, ma se non sarà così mi farà piacere sempre piacere avervi partecipato.


Se tutto andrà secondo il previsto, lei entrerà nella storia e il suo nome diventerà famoso. Pensando a questo fatto, che cosa prova?

Molto gente me lo ha chiesto. Ma io ritengo, e spero che lei e il pubblico ve ne rendiate conto, che quest’impresa sia e debba essere considerata un'impresa di gruppo. Non ha importanza a chi toccherà di scendere per primo sulla Luna: è il caso che vuole così. Poteva accadermi di essere designato per l’Apollo 10 o per l’Apollo 8, e sarebbe stato lo stesso. Insomma, è un po' come giocare a carte. Comunque, ripeto, la discesa sulla Luna sarà merito di un intero gruppo e mi auguro che tutti la pensano come me, perché è giusto e onesto che sia così.


Ma io volevo sapere che effetto le fa partecipare a un impresa di così grande portata storica.

Ci penso, e anche da parecchi anni. Ma ora non è affatto il momento di inorgoglirsi. Bisogna pensare a fare tutto ciò che deve essere fatto e a farlo bene: ed è a questo scopo di oggi lavoriamo con tutte le nostre forze.


Si sveglia mai la notte assillato dal timore che questo volo, supponiamo, non riesco a in pieno? E che cosa prova?

Io penso solo che dovrà riuscire. Perché lei continua a dire: supponiamo che riesca?


Intendevo dire due punti che riesco a la discesa sulla luna. Quali emozioni prova pensando a questa eventualità?

Sinceramente, non posso dire di non provare emozione, perché sarebbe sciocco. Piuttosto, penso a tutto ciò che dovremo fare sul momento, ai problemi che si presenteranno quando scenderemo sulla Luna, anziché all'aspetto emotivo dell'impresa. Con questo non voglio negare che tale aspetto esista: anzi, esisterà da oggi sino alla partenza per il volo, e persino durante il volo. Sta di fatto che ogni volta che ho compiuto un volo su un nuovo aereo, anche se esso non si presentava diverso da quelli che avevo fatto in precedenza, subito dopo il decollo mi sono detto: “Perbacco, sto volando”. Credo che con l’Apollo 11 sarà lo stesso e che dirò: “Perbacco, sono effettivamente in volo verso la Luna”.


E' stato a Capo Kennedy e a visto i lavori di preparazione?

Sì. Ho visto qualcosa e mi sembra che tutto proceda ottimamente. Abbiamo fatto dei tests con due Moduli spaziali, voglio dire con due riproduzioni dei Moduli. Ne sono molto soddisfatto.


Che cosa pensa sua moglie Jan della sua partecipazione al volo?

E' molto contenta, soprattutto perché sa che io ci tenevo.


Andrà a Capo Kennedy per assistere al lancio?

Non lo so, non ne abbiamo parlato. Ma se dovesse chiedere il mio parere, le direi di no.


Quale pensa che sia la fase più difficile dell'allunaggio, cioè degli ultimi due o trecento metri della manovra di discesa sulla Luna?

Non c'è dubbio che l'allunaggio presenti molte incognite, perché in quella fase del volo non è da escludere che, per ragioni impreviste, la nostra riserva di propellente sia molto ridotta. Secondo me l'istante critico sarà quello del passaggio dal controllo automatico a quello manuale, quando si vedrà che il Modulo risponde effettivamente ai comandi diretti. Solo allora riusciremo a sapere se, con il propellente disponibile in quel momento, la manovra di discesa sulla superfice lunare non presenterà pericoli. Se il Modulo risponderà ai comandi, non sorgerà alcun problema.


Quante ore ha avuto sinora per addestrarsi e quante ne potrà ancora avere nelle prossime settimane?

Ho fatto una ventina di "voli" con il simulatore e spero di farne qualche altro.


Supponendo che l'allunaggio riesca, chi uscirà per primo dal Modulo, lei o Aldrin?

Questo sarà deciso in base ai tests che stiamo facendo e ai criteri di utilizzo del tempo a disposizione: ma ormai è quasi certo che il primo ad uscire sarà Aldrin.


Quando verrà presa la decisione?

Spero che tutti i particolari del volo vengono decisi nel prossimo mese.


Prima di partire farete un'esercitazione simulata?

Certamente.


Perciò si può ritenere che la decisione definitiva verrà presa al termine di quell'esercitazione, non è vero?

Si deciderà dopo le esercitazioni che stiamo facendo circa le attività da svolgere sulla superfice lunare. Ma per ora non posso anticipare nulla.


Il compito di uscire dal Modulo sarà affidato ad uno di voi due: è possibile che tale scelta venga modificata all'ultimo momento?

Per quanto mi risulta, no.


Prima che le fosse affidato il comando dell'Apollo 11 sapeva chi sarebbero stati gli altri due membri dell'equipaggio, oppure siete stati scelti tutti e tre contemporaneamente?

No, sono stato scelto io per primo.


Ha telefonato immediatamente la notizia a sua moglie?

No, ho preferito comunicagliela la sera, rientrando a casa.


Pensa mai agli infiniti pericoli che dovrete affrontare durante il volo?

Non c'è dubbio che pericoli ce ne sono, ma sta a noi prevederli e tentare di prevenirli. E a questo che dedichiamo tutto il nostro tempo. Sarei sciocco se dicessi che non pensiamo ai rischi cui andremo incontro, e ci addestriamo appunto per rendere il nostro volo meno pericoloso, più utile e più efficiente che sia possibile. Ma questo, mi creda, non per puro spirito di conservazione individuale.


Come comandante dell'Apollo 11, che cosa le hanno insegnato Apollo 8 e Apollo 9 ?

La cosa che ci preoccupava di più erano le comunicazioni a così enorme distanza. La massima efficienza di tutto il sistema di comunicazioni è assolutamente indispensabile per la navigazione spaziale.


E adesso, a questo riguardo, non avete più dubbi ?

Sì, siamo completamente soddisfatti. Come lei avrà certamente notato, le comunicazioni sono state migliori del previsto o, quanto meno, migliori di quello che io personalmente potessi prevedere. La seconda cosa che ci preoccupava era l'efficienza della strumentazione di bordo. Molti ritenevano che i rilevamenti col sestante e i calcoli con la calcolatrice elettronica di bordo non potessero essere esatti. Invece tutto ha funzionato a meraviglia. Questo successo ci dà fiducia non solo per i problemi che si riferiscono alla navigazione, ma anche per tutte le altre prestazioni che potremo richiedere ai nostri strumenti. L'Apollo 9 ci ha dimostrato il perfetto funzionamento del Modulo lunare, ed ora siamo sicuri che il LEM, il "Ragno" non può farci brutti scherzi. Ormai abbiamo fatto tutte le prove e non dovrebbero saltar fuori sorprese. Però bisogna sempre tener conto di un fatto: non basta che gli specialisti facciano le prove a terra e ci dicano che in orbita tutto funzionerà: manovrare nello spazio è una cosa ben diversa, soprattutto per l'orientamento. Chi può assicurarci, per esempio, che riusciremo a distinguere le stelle, a stabilire a quale distanza ci troviamo da esse, a vedere l'orizzonte e tutto il resto ? Soltanto su ciò che è stato fatto nei voli precedenti possiamo avere una certezza assoluta.


Ne deduco che le cose che la preoccupano di più sono quelle che lei dovrà sperimentare per la prima volta.

Ovviamente: tutto ciò che non è stato mai fatto prima ci deve sempre preoccupare. Per questo la messa a punto del programma Apollo ha richiesto tanto tempo e le prove sono state fatte un poco alla volta. Ora ci restano poche cose da fare, ma su di esse dobbiamo cercare di sapere tutto, prevedendo tutte le possibilità e tutte le incognite. Soltanto quando avremo dimostrato che una certa cosa, in determinate condizioni, funziona in un certo modo, non avremo più motivo di preoccuparci.


Secondo lei, che cos'è più pericoloso: posarsi sulla Luna oppure ripartire?

Posarsi, perché la manovra è più complessa. Ma se ci accorgeremo che qualche cosa non va, potremo sempre rimediare mettendo in funzione i motori ascensionali. Per ripartire dalla Luna, la manovra in sé è abbastanza semplice. Soltanto se il motore di risalita si fermasse sarebbe un guaio molto grosso.


Esistono particolari problemi di navigazione? Voi dovrete riagganciarvi al Modulo di comando: come farete a calcolare esattamente il momento della partenza dalla Luna?

Ci sono ancora due o tre cose da provare e di cui sappiamo poco. Sappiamo che nel buio possiamo allineare la piattaforma del Modulo orientandoci con le stelle, ma non sappiamo bene come potremo farlo di giorno. Dopo l'allunaggio, l'allineamento diurno della piattaforma costituirà un grosso problema perché non vedremo le stelle. Perciò dovremo adoperare altri strumenti. Qui a terra potremo fare tutte le prove possibili e immaginabili, ma non saremo mai sicuri. Poi resterà da decidere la modalità d'allineamento della piattaforma. Abbiamo diverse alternative: sceglieremo la più conveniente quando ci troveremo sulla superfice lunare. Ma questo non lo considero un problema, perché saremo certamente in grado di scegliere la soluzione migliore.




Aldrin, il pilota del Modulo: Tornerò da lassù con 25 chili di roccia


Come si svolge il vostro addestramento per la prima presa di contatto con la superfice della Luna?

Abbiamo già avuto parecchie sedute preliminari per familiarizzarci col materiale, ma ci sono ancora alcuni problemi da risolvere. Io penso che le attività extra-veicolari, quelle che noi chiamiamo EVA, esigono uno sforzo del tutto particolare. Ogni problema che dovremo affrontare quando metteremo piede sulla Luna può essere risolto in vari modi: quale scegliere? Per esempio, come fare per sbarcare dal Modulo l'equipaggiamento lunare e le apparecchiature fotografiche? Dovremo caricarci il materiale sulle spalle oppure farlo cadere dall'alto della scaletta? In linea generale, noi preferiremmo scendere dal Modulo portando addosso soltanto lo stretto indispensabile.


Esiste una differenza notevole tra la gravità ridotta esistente sulla Luna - quella che in termini scientifici si esprime con 1/6  G, e l'assenza totale di gravità - o zero G - che si registra all'interno della capsula spaziale?

Direi che si tratta di una differenza enorme. Secondo me, la situazione di 1/6 G  si avvicina di più alla gravità terrestre che alla mancanza di gravità. A zero G, i corpi "galleggiano", bisogna muoversi molto lentamente e, una volta che ci si è messi in moto, bisogna fare sforzi inauditi per fermarsi. A 1/6 G, invece, ci si può muovere abbastanza rapidamente e non c'è più quella terribile forza d'inerzia da vincere.


Dopo che vi sarete posati sulla Luna, quale sarà, secondo lei, il problema più difficile?

Penso che sarà quello di fare una straordinaria economia di movimenti, e cercare di ottenere il massimo risultato evitando il più piccolo ostacolo.


Come, per esempio, evitare le cadute?

No, voglio dire gli ostacoli meccanici, i piccoli difetti all'equipaggiamento. Ogni volta che si mettono insieme meccanismi nuovi si va sempre incontro a sorprese. Perciò bisogna prevedere tutto e stare molto attenti, altrimenti anche la cosa più semplice rischia di diventare estremamente difficile. In questa fase del nostro addestramento stiamo cercando di semplificare tutto al massimo.


Cosa farete quando vi troverete ai piedi della scaletta del Modulo lunare?

Credo che ci allontaneremo una trentina di metri, quel tanto che sarà necessario per raccogliere campioni del suolo lunare.


Sapete già in che modo eseguire il vostro lavoro sulla Luna?

Sì. Io scenderò per la scaletta e, per prima cosa, verificherò quali reazioni impreviste provocano i miei movimenti. Poi prepareremo il sacchetto dentro il quale metteremo i campioni raccolti con lo speciale strumento sistemato in una tasca della tuta spaziale. Ha presente quei cagnolini-giocattolo che si tirano con una cordicella e che, muovendosi, alzano la testa? Ebbene, la nostra "paletta" lunare è una cosa del genere: si tira una cordicella, ed esce fuori un manico a vari segmenti, che si dispiegano verso il basso. Poi, raccolti i campioni, si ripiega tutto e lo si mette in tasca.


E' difficile maneggiare la "paletta" con i guanti?

Stiamo allenandoci anche a questo.


E la tuta lunare, vi lascia qualche libertà di movimento, oppure è molto rigida?

Basta abituarsi, e poi, non è così rigida come si potrebbe pensare. Certo, la prima volta che la si indossa e si cerca di muoversi si prova una sensazione orribile. Ma poco alla volta si impara a fare i movimenti giusti.


Quanto pesa il vostro equipaggiamento per l'uscita sulla Luna?

Credo che lo zaino che porteremo sulle spalle pesi 24 chili, e la tuta dai 14 ai 18, naturalmente qui sulla Terra.


Cosa farete dopo aver raccolto i campioni?

Dovremo fare alcuni esercizi per valutare le nostre capacità di movimento. E' estremamente importante che, tornando sulla Terra, noi possiamo spiegare come un uomo si muove sulla superfice lunare: Inoltre credo che dovremo riferire sulla visibilità delle zone scoperte e delle zone in ombra. E poi vogliamo sapere se salteremo come canguri a causa di quella situazione di gravità ridotta. Le nostre osservazioni serviranno per migliorare l'addestramento dei colleghi che, dopo di noi, sbarcheranno lassù.


E la televisione? Quando comincerete a prendere le prime immagini del vostro arrivo sulla Luna?

Per prima cosa azioneremo una leva che si trova ai piedi della scaletta e che aprirà il MESA, uno speciale compartimento contenente attrezzi e alcune scatole. In quel momento, una telecamera dovrà essere puntata verso la scaletta e se il secondo membro dell’equipaggio sarà in campo, potremo avere una sua immagine. Poi sposteremo un po’ più avanti la telecamera e cominceremo a raccogliere i campioni più importanti. Quindi studieremo il vento solare avvalendoci del misuratore contenuto nel MESA. Chi sarà uscito per primo dal Modulo monterà l’antenna girevole, e successivamente il secondo astronauta, manovrando un interruttore all’interno del LEM, la orienterà verso la Terra. Terminata questa operazione, anche il secondo astronauta potrà scendere sulla Luna e andare a fare un giretto col compagno per scattare qualche fotografia.


Quanto tempo durerà questa passeggiata?

Da due ore e mezzo a tre ore. Occorreranno da 20 a 40 minuti prima che il secondo astronauta scenda dal Modulo. Poi i due uomini faranno un giro attorno al LEM, fotograferanno la sezione d’allunaggio e l’aspetto del suolo sotto il veicolo, verificheranno le condizioni degli aspiratori di propellente ed eventuali inconvenienti. Insomma, si tratta di fare un’ispezione e di prendere qualche foto. Nello stesso tempo, però, i due uomini cominceranno a sapere un po’ meglio cosa possono fare sulla superficie lunare. Poi passeranno dall’altra parte del Modulo e metteranno in opera vari strumenti scientifici, tra cui il sismografo (misuratore delle onde sismiche) e il riflettore laser (che serve per calcolare con precisione assoluta la posizione Terra-Luna in qualsiasi momento). Mentre uno dei due astronauti si occuperà di questi strumenti, l’altro finirà di raccogliere i campioni. Ma quest’ultima parte del programma non è stata ancora definita.


Durante tutte queste operazioni potrete rimanere in comunicazione tra voi?

Certamente, grazie ad alcuni dispositivi installati nelle nostre tute spaziali. Attraverso il LEM saremo anche in comunicazione con la Terra e, quando il Modulo di comando volerà sopra di noi, potremo anche parlare con Mike Collins rimasto in orbita. Dopo una prima raccolta di campioni alla rinfusa, ne faremo una seconda, separando il materiale in vari sacchetti, e fotograferemo campione per campione nella posizione in cui l’avremo trovato. Comunque, per non superare il limite stabilito, dovremo pesare tutto.


Qual è il peso massimo che potrete portare sul Modulo?

Credo 25 chili.


Queste attività extra-veicolari vi porteranno via due-tre ore, poi risalirete sul LEM e ripartirete subito. Ma non si pensava di farvi dormire sei ore e poi farvi uscire di nuovo?

Ci sono due possibilità. O porteremo a termine la nostra missione extra-veicolare e poi andremo a dormire, oppure usciremo dal Modulo dopo avere dormito. Quel che è certo, comunque, è che non ci saranno due uscite. Appena rientrati nel LEM, cominceremo la depressurizzazione. Dovremo anche sbarazzarci di tutti gli strumenti che non ci saranno più necessari, per far posto ai 25 chili di materiale lunare.


Così, le vostre attività extra-veicolari dureranno tre ore, o al massimo quattro?

Esattamente.


E quanto durerà in tutto la vostra sosta sulla Luna?

Circa venti ore.


Non avrete bisogno di ricaricare il respiratore autonomo?

No, terremo soltanto il sistema di depurazione dell’ossigeno, l’OPS, per ogni evenienza, se dovremo passare dal LEM al Modulo di comando dall’esterno nel caso non ci riesca di farlo attraverso il tunnel.


Per quanto tempo vi potrà servire il depuratore d’ossigeno?

Trenta minuti.


E come lo porterete? Sulle spalle, come uno zaino?

Normalmente va portato sopra il respiratore autonomo. Ma, se questo manca, il sistema di depurazione viene allacciato davanti, sul petto.


Indosserete l’equipaggiamento completo soltanto quando dovrete scendere sulla Luna, non è vero?

Precisamente. Al momento dell’allunaggio avremo già indossato le tute, il casco e i guanti, ma non il visore speciale dell’elmetto per stare nello spazio. Quest’ultimo ce lo metteremo soltanto poco prima di scendere dal Modulo.


Ma come farete a indossare l’equipaggiamento sul LEM? Non mi sembra che ci sia molto spazio.

Certamente, sarà piuttosto difficile. Il LEM è maledettamente pieno di roba e ci si muove a stento.


Ciò vuol dire che state allenandovi anche a questo?

Sì, la ristrettezza dello spazio esige che ci esercitiamo ai minimi movimenti.


Che cosa prova ad essere stato scelto come il primo uomo che metterà piede sulla Luna? 

Penso soltanto che questa magnifica occasione mi è stata offerta per ragioni che non sono in grado di valutare.


Ma, sempre pensando che tutto vada bene - e glielo auguriamo di cuore -, che cosa prova?

Cerco di immaginare come sarà la mia vita “dopo”. Certamente cambierà e, del resto, è già molto diversa da quella che era due mesi fa.


Diversa in che senso?

Ebbene, ricevo molte più lettere di una volta.


Risponde a tutte?

Quelli che mi chiedono troppe cose dovranno aspettare un po’. Ma a chi si accontenta di un autografo o di una piccola foto rispondo subito.


Che cosa pensa sua moglie della fantastica impresa alla quale lei prenderà parte?

Io credo che mia moglie vi si sia preparata fin dal giorno in cui tutti noi siamo stati selezionati per il programma Apollo.


Ma adesso che sa che suo marito sarà il primo uomo a scendere sulla Luna, la cosa è diversa, non le pare?

Credo che mia moglie non si aspettasse che questa fortuna sarebbe toccata proprio a me.


Lei prevedeva di essere prescelto per il viaggio sulla Luna? E quando l’ha saputo, che cosa ha pensato?

Ho pensato che avevano scelto bene.


Prima che venisse dato l’annuncio ufficiale, aveva previsto qualcosa?

Ognuno cerca di prevedere quello che può succedere, specialmente quando si partecipa a un’impresa come il programma Apollo. Ma fino all’anno scorso non me l’aspettavo affatto. Le cose, per me, sono cambiate quando Apollo 8 è riuscito a volare così perfettamente attorno alla Luna.


E come ha appreso la notizia che la scelta era caduta su di lei?

L’ho appresa con un certo senso di sollievo: finalmente la tanto attesa decisione era arrivata.

William J. Cromie

2014/04/05

1969/04/05: Spostamento del Modulo Lunare


Oggi il Modulo Lunare LM-5 di Apollo 11 viene spostato per preparare il suo accoppiamento con la carenatura che lo racchiuderà al decollo, denominata SLA (Spacecraft Lunar module Adapter).

Questa veduta dal basso consente di notare la parte inferiore del Modulo Lunare, che raramente è visibile. Si nota al centro la struttura metallica che sta sotto il rivestimento termico dorato: in particolare, è visibile uno dei vani a pianta triangolare presenti nello stadio di discesa.

A questo punto della sua preparazione, il LM ha ancora quattro aste ripiegate sotto le sue zampe: quando si divaricano le zampe, queste aste si dispongono verticalmente al di sotto dei dischi di appoggio delle zampe stesse e fungono da sensori meccanici di contatto con la superficie lunare. La grande spia “Contact Light” in cabina si illumina se uno di questi sensori tocca la superficie e consente agli astronauti di sapere a che altezza si trovano anche se il getto del motore solleva tanta polvere che impedisce di vedere il suolo lunare.

Prima della partenza, tuttavia, una di queste aste, quella sotto la zampa che porta la scaletta, verrà rimossa: si teme infatti che possa piegarsi in modo infelice e diventare un pericoloso ostacolo per gli astronauti che scenderanno lungo la scaletta.


Fonte: Apollo 50th.